ATRA BILE Quando saremo più tranquille
di Laila Ripoll

9 gennaio – 15 gennaio 2017 | Compagnia Ospite
Lunedì - domenica ore 21.00
Traduzione di Barbara Foresti
regia Tiziana Bergamaschi
con Valentina Ferrari, Marisa Miritello, Elisabetta Torlasco e Greta Zamparini
Produzione Associazione Teatro dell'Allodola
Immaginario sequel de “La casa di Bernarda Alba” di Federico Garcia Lorca, qui l'autrice sembra lasciarsi stuzzicare da una domanda: “Cosa sarebbe successo, se un uomo fosse entrato a sconvolgere quel microcosmo famigliare e ci avesse piantato radici, sposando una delle figlie?”.
Quel che ne vien fuori sono un testo e uno spettacolo molto spagnoli, ma che potrebbero benissimo essere ambientati in un qualsiasi paesino delle nostre campagne. Con grottesca ironia noir, racconta di una situazione drammatica di chiusura, dove il dover salvare la facciata e l’onorabilità a tutti i costi, il livore di rivalità ataviche e irrazionali nelle dinamiche familiari al femminile e una religiosità bigotta, che però non di rado cede alla fascinazione del rito pagano montano in una rabbia repressa, che diventa bile nera.
Le protagoniste sono donne: delle donne vecchie, che la vita ha inacidito. Raccolte attorno al feretro dell'unico uomo che abbia mai avuto l'ardire di violare l'inespugnabilità di quella casa, rievocano una vita segnata da trame, invidie e gelosie reciproche e inconfessabili. Il peso del non detto le ha trascinate in una senilità, che sembra non conoscere la serena pacificazione dell'età matura. Ed ora sono là, attorno a quel morto, che, con inatteso “Realismo magico” alla Gabriel Garcia Marquez, si anima di vita propria, ripercorrendo a ritroso le età fino a risalire alla sua splendida giovinezza. E', questo, un tocco che dona quel respiro immaginifico e leggero, che lo astrae dall’essere solamente l'affresco socio-politico di una società arcaica e contadina, restituendocelo, invece, pure come un divertissement. Così si può ridere, talvolta in modo amaro e crudele, di personaggi che somigliano più a mostri e a fattucchiere, che a persone reali; e, ridendone, veniamo a riflettere su quella condizione di chiusura e solitudine umana, che talvolta basta solo di un detonatore maschile per far esplodere l'asfittica miseria di gabbie imposte al femminile.